“L’operazione portata a termine sulla criminalità organizzata in Veneto dimostra la presenza da anni di una cosca che fa riferimento al clan casalese, un’organizzazione autonomamente organizzata in Veneto dove svolgeva attività nella commissione di delitti di varia natura: riciclaggio, usura, estorsioni, rapine, attività che passavano attraverso l’organizzazione di strutture societarie che operavano in campo economico create con obiettivo di farle fallire. Quest’attività non era disgiunta dallo spaccio, la gestione della prostituzione, da sottolineare la presenza di soggetti locali che non solo conoscevano questa situazione ma che vi hanno partecipato”. Lo ha annunciato il procuratore della Repubblica di Venezia Bruno Cherchi nel corso della conferenza stampa che ha annunciato questa mattina in Tribunale la maxi operazione che ha visto arginare il potere delle mafie in Veneto.
Cherchi ha quindi proseguito ribadendo l’importanza di “sottolineare con questa indagine che sono stati individuati gravi indizi di un inserimento non casuale o marginale, ma stabile, di attività produttive, nel controllo del territorio secondo le caratteristiche tipiche della criminalità organizzata camorristica. In particolare ad Eraclea e San Donà, dove non era ancora stato accertato in questi termini, ma ancora di più quello che emerge è il rapporto con il mondo politico, che ha portato all’arresto del sindaco di Eraclea”.